A partire dal 1° gennaio 2019 su tutto il territorio nazionale è vietata la circolazione di veicoli a motore categorie M2 ed M3 alimentati a benzina o gasolio Euro 0, in applicazione del comma 232 della legge di Stabilità 2015.
Ad essere interessati sono i veicoli destinati al trasporto di persone aventi più di otto posti a sedere oltre al sedile del conducente: per la maggior parte pullman e autobus pubblici.
Sono esclusi da tale divieto, a norma del decreto ministeriale 3 novembre 2016 (GU 293 del 16/12/2016) gli autobus classificati di interesse storico e collezionistico.
Secondo l’Asstra (associazione delle società ed enti del trasporto pubblico locale) l’età media degli autobus italiani ha sorpassato i 12 anni (12,2 anni) a fronte dei 6,9 anni della Germania, 7,9 della Francia, 7,7 del Regno Unito e 8 della Spagna. Un invecchiamento dei mezzi che si rispecchia sulla ripartizione per classi di emissione: il 33% dei mezzi è al di sotto di Euro 3; gli Euro 3 sono il 27%, gli Euro 5 rappresentano il 24%, residuale il resto (euro 6, elettrico, ecc.).
Con l’entrata in vigore del provvedimento si intende quindi non solo ridurre l’inquinamento atmosferico a tutela della salute pubblica ma allo stesso tempo realizzare quanto previsto dal Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile per il rinnovo del parco autobus di Regioni e città metropolitane con mezzi a basso impatto.
Il Piano prevede lo stanziamento di 3,7 miliardi di euro nel periodo 2019-2033 (2,2 miliardi per le Regioni e 1,5 miliardi di euro per le Città metropolitane) per il ricambio del parco autobus di trasporto pubblico locale e regionale con vetture elettriche, a metano e a idrogeno.